giovedì 27 settembre 2018

Dress whaat?

Ci sono cose che non riesco proprio a capire. Tipo il dress code.

Leggevo oggi un articolo sul dress code, che intima il malcapitato lettore a stare attento al proprio vestiario, millantando la possibilità di offendere le persone attorno, ridicolizzare sé stess*, provocare guerre nucleari come nemmeno l'ultimo disco di Gigi d'Alessio potrebbe fare

Ecco, boh... io proprio non riesco a capire. Sarà che son stambo, ma io i vestiti manco li vedo. A volte mi incuriosiscono quelli più stravaganti (ok, Lorenzo, non barare: su quelli più strambi ridi perfidamente come la peggiore pettegola. SIAMO ONESTIH), ma di media non ricordo cosa indossano le persone.

Sarà che la gente la preferisco nuda, ma il vestiario ha sempre contato zero.

Però alla fine, devo dirlo, mi spiace. A me piacerebbe comprendere le regole del vestirsi bene. Perché alla fine, nello strambo mondo in cui viviamo, anche il #macometivesti è comunicazione.

I nostri vestiti comunicano qualcosa. E in questo periodo sono sempre più interessato a cosa comunico oltre alle mie parole.

Quindi ho deciso, per il 2018-2019, di cominciare a cercare di capire cosa comunico con il mio aspetto fisico. Non per diventare un phyghetto, non necessariamente almeno, ma per essere cosciente e comprendere meglio alcune reazioni degli strambi esseri umani che mi circondano.

Spero non mi costi troppo...

Lo

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