giovedì 25 ottobre 2018

Misantropia

Non capitemi male: adoro vivere. La mattina non son mai troppo convinto della cosa, ma poi arrivo a sera e mi rendo conto che, in fondo in fondo, mi sto divertendo da matti.

Però ci son certe volte in cui la mia socialità è inferiore al QI della Marini.
Sono momenti in cui più guardo il mondo più vorrei ritrovarmi in una baita in montagna, ricoperta dalla neve, con provviste per un mese, una buona quantità di libri, una stufa, della legna, un gatto e una ridotta e selezionata varietà di esseri umani con cui scambiare coccole.

Nessuno parlerebbe a voce alta, quasi a preservare il vellutato silenzio della neve, e anzi, si passerebbe parte del tempo a farsi i cazzi propri.

Se avessi ferie...

lunedì 22 ottobre 2018

Monday

E così, ancora una volta è lunedì. Maledetto.
Tu pensi di averlo passato, ma lui torna. Imperterrito. Tra l'altro, ogni volta ricordandoti che sei una settimana più vecchio.

Poi, ci sono anche lunedì e lunedì. Questo è stato particolarmente rognoso: ho un sonno abietto dopo un weekend stancante, ho gestito rogne a non finire, ho scordato la borsa della palestra a casa e ho portato con me le chiavi che servivano a Vu, ho dovuto fare una demo noiosissima e ora ho due documenti due da scrivere.
Boring.

Ma, al di là delle lamentele - che ci stanno, a volte - il periodo è bello. Con tanti stimoli, tante novità, tante cose belle ed interessanti.
E questi stimoli mi portano ad interrogarmi su parti di me che non ho mai affrontato, e a cambiarle e renderle migliori. O anche solo diverse.
Sto imparando molto sulla comunicazione, sulla gestione dei conflitti, sulla gestione del tempo.

E, pian piano, sto facendo un piano per liberarmi dal lavoro dipendente e vivere in maniera un po' più libera.
Senza lunedì mattina lavorativi, grazie.

Lo

mercoledì 3 ottobre 2018

Il Marzullo britannico

Rileggevo i post di questa settantaquattresima ondata di vita di Blackie. Che è, citando i Gemboy, un "terminator che non vuole morire", morto e rinato tante di quelle volte che persino i gatti lo guardano con una certa ammirazione.

Sono diventato così noioso?

Rileggendo la mia prosa degli anni scorsi avevo sempre quel certo humour british che rimaneva sotto la serietà, dandole un fondamento ben più nobile. Adesso sembro quel tizio di cui non ricordo il nome che faceva programmi di notte con domande bizzarre, tipo "la vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere?".
Marzullo. Grazie Google.

Non zo... ok cambiare, adoro farlo, ma non vorrei perdere quell'ironia. Quindi d'ora in poi chiuderò ogni post con una battuta a caso slegata dal contesto.
Tipo: un uomo entra in un caffé: SPLASH.

Forti risate del pubblico.
Risate di compassione.

E così, invece di lavorare, eccomi qua a scrivere minchiate. Non credo mi riescan bene come una volta, ma sono arcistramegaultrasicuro che adesso siate anche voi, zero lettori che mi seguono, a ridacchiare. Di compassione, ovviamente.

Mi spiace se vi ho fatti star male. Anzi, no, perché sono cinico.

Vi odio.

Lo

martedì 2 ottobre 2018

Il trampolino

Mi ricordo di un cartone di Wile E. Coyote in cui il coyote, ad un certo punto, doveva usare una catapulta per uccidere il Road Runner.

La catapulta ovviamente maltratta il povero coyote e gli fa male in svariate maniere.

Ad un certo punto, il coyote tenta di attivarla, ma il masso rimane fermo. Il coyote tenta di avvicinarsi al masso, tentando di far partire la catapulta, ma questa non parte. Alla fine sale sul sasso e tenta di smuoverlo. Il sasso parte, ed il coyote non se ne accorge nemmeno per qualche minuto, prima di schiantarsi contro una parete. Nel video, la sequenza parte al trentaseiesimo secondo.

Guardatela perché è fantastica.


Ecco, tralasciando la parte delo schiantarsi contro una parete... un po' è come mi sento. In questo momento mi sento lì lì per partire su un razzo verso la luna. Sento quella congiunzione astrale di eventi che mi porta ad avere tante occasioni. Eppure mi sento ancora là, con tanta energia potenziale ma non ancora partito.
E ho il dubbio invece di essere per aria senza accorgermene.

Ma quanto sarà bello godermi il panorama quando sarò veramente partito? E quanto sarà bello, avvicinandomi alla luna, usarla come fionda gravitazionale e dirigermi verso gli altri pianeti del sistema solare?

Magari il prossimo post lo scrivo da Plutone, anche se forse è un po' troppo freddino.

Lo

lunedì 1 ottobre 2018

La responsabilità senza responsabilità

Non so se ho mai scritto in questo blog che sono socio di un'associazione per migliorare le mie capacità di pablic spiching e liderscip. L'associazione si chiama Toastmasters, è attiva in tutto il mondo ed è fighissima.

All'interno del mio club svolgo il ruolo di assistente VPE. In pratica, aiuto la persona che si occupa di gestire il programma educativo dei soci ed organizza le serate.

La questione però sta andando avanti in modo un po' snervante. Perché non sento di avere l'autonomia per agire da solo, ma allo stesso tempo mi trovo il più delle volte a gestire io i buchi di programmazione nelle serate.
In pratica, spesso sembra che sia io il VPE. Per quanto mi riguarda, partirei io stesso a intervistare i soci e capire i loro programmi per quest'anno, cosa per la quale siamo in ritardo epico, ma non posso perché non sono il VPE.

Allo stesso tempo, succede un'altra cosa divertente. E cioè che il nostro presidente non fa il presidente. Mi rendo conto di essere il più delle volte io ad organizzare il lavoro degli officer, a gestire i ruoli e le competenze, a decidere cosa fare.
Ancora, senza sapere se ne ho l'autorità o meno. Anzi, diciamo proprio senza averne l'autorità.

Stamani mi son preso carico di mezza agenda, e di una decisione organizzativa, in mezzo al lavoro per organizzare una conferenza, al lavoro perché mi pagano, alla gestione del gruppo di palestra (prima o poi devo fare un post su tutte le cose in cui sono invischiato al momento... ma non so se bastano gli hard drive di google <3)...

"E chi te lo fa fare?", mi direte?

E qua mi rendo conto di una cosa.
Quando qualcuno ha un ruolo, io sono bravissimo a coprirne i buchi. Se non ho direttamente una responsabilità, mi riesce facilissimo comportarmi con autorità e gestire le situazioni.
Se ho invece io l'autorità, mi cago addosso.

E la cosa traggica è che quando non ho la responsabilità le cose mi vengono anche bene!

Il fatto è che della responsabilità ho una paura dannata. Non è mai un problema fare le cose, ma lo è quando di quelle cose sono direttamente responsabile. Lo è quando qualcuno può giudicarmi su quelle cose.
E, di conseguenza, quando posso giudicarmi da solo.

Buono spunto su cui lavorare, in questo lunedì mattina tetroh.