La città è un animale affascinante. Io da bravo ragazzotto di campagna riesco a capirla solo marginalmente, ma a volte colgo alcuni suoi aspetti più particolari e riesco sempre a stupirmi.
Camminare di notte è uno di quei momenti. Stasera ero da Walt a cena con Fede e Lui, e verso mezzanotte mi commiato dal sor Verdese e mi avvio, con i Burst a tutto volume nelle orecchie, verso casa. Circa una mezz'ora a piedi, forse qualcosa di più... anche se camminare non mi spaventa affatto. Della prima parte del viaggio ricordo la musica, che mi avvolge come una cascata, la splendida (we watched) the silver rain di uno dei gruppi che più mi coinvolge in questo periodo, i Burst. Fino a che non arrivo alla stazione. Là il ragazzo di campagna che c'è in me, quello che viene da un posto dove puoi permetterti di non chiudere la macchina a chiave in paese, quello dove ti puoi fidare di chiunque, ha un po' paura. Il sottopassaggio di San Rossore è una scorciatoia che mi evita una decina di minuti di strada, ma io ho ancora un po' paura della città. Non la conosco. Però ci passo. Non vi dico il batticuore quando in un momento due lampioni mi hanno illuminato assieme ed ho visto due ombre, come se ci fosse qualcuno dietro di me pronto ad aggredirmi... e non posso neppure raccontare il batticuore per le scalette del sottopassaggio, per poi scoprire che era clamorosamente vuoto. Sento l'eco dei miei passi... ormai ho spento la musica ma una voce interiore mi dice che non la devo riaccendere. La musica è per nascondere il caos del giorno, mentre adesso c'è pace e la pace va rispettata.
A giro per Pisa non c'è un'anima. Pochi passi e sono in Piazza dei Miracoli, che riesci ad apprezzare molto di più di notte senza i turisti cretini che si fanno la foto reggendo la torre... di notte ne puoi ammirare il silenzio, la solennità, questi immensi edifici bianchi sul prato verde quasi stonano con il resto della città, basato su un marrone smorto e sul grigio dell'asfalto. Passano un paio di persone, quasi a sporcare questo mio momento di intimità con la piazza. L'incantesimo si scioglie, mi ritrovo a pensare a scrivere questo post. La sensazione di unione con la piazza è ormai un ricordo da raccontare ai conoscenti, destinato a diventare vago e impreciso. I contorni cominciano già a sfumare adesso... poi arrivo in casa, mi ritrovo di nuovo nel mondo dei vivi, nel mondo dei problemi. Un e-amico ha dei problemi, io non so come risolverli e ci sto male. Non riesco proprio a fregarmene del prossimo...
Lo
Le città di notte hanno proprio un altro sapore, non c'è nulla da fare...
RispondiEliminaAnche Roma è cosi..
E anche a me fa venire voglia di scriverci sopra.
Roma è più caotica, e deve essere ancora più bello vederla di notte. Pisa è un po' un paesone, conta poco più di 100000 anime e tanti sono studenti, ma comunque per uno che viene da un paesino di 1200 abitanti è già abbastanza caotica :)
RispondiEliminaPerfino il centro di questo posto in fondo a una valle dove abito, di notte assume un suo perché. Per non parlare di città come Firenze... di notte si rivelano in tutta la loro secolare bellezza...
RispondiEliminamai vista firenze by night... al massimo by evening, ma c'era ancora parecchia gente :p
RispondiEliminagli amici non servono per risolvere i problemi, ma per condividerne il peso...
RispondiEliminaps. io sono una di quei turisti cretini! ^^ che ci vuoi fare? non tutti hanno la tua fortuna di poterla ammirare tutte le sere... ;)
Beh, sicuramente risolvere i problemi altrui non è semplice... ma io odio vedere le persone a cui voglio bene che stanno male. Sopporto molto meglio il dolore addosso a me stesso che addosso a chi voglio bene.
RispondiEliminaah ecco perché... turista cretina... io la torre non la vado mai a guardare, perché di giorno c'è troppa gente e mi innervosisce. Quando devo ammirare un luogo preferisco la notte: è tutto più silenzioso, ovattato...
certo che è difficile vedere le persone a cui tieni soffrire, è giusto e normale che tu voglia fare tutto il possibile per aiutarli. :) ma purtroppo spesso non è possibile, anche perché altrettanto spesso la risoluzione dei problemi comporta una scelta, e questa deve essere fatta liberamente dalla persona coinvolta.
RispondiEliminaso bene come ci si sente quando ci si trova impotenti di fronte al dolore di chi si ama. ma so anche cosa si prova a stare dall'altra parte. quindi quando penso a come aiutare gli altri, l'unica cosa su cui posso basarmi è il modo in cui gli altri hanno aiutato me.
io ho una amica. l'amica migliore che potessi avere, l'amica migliore che uno chiunque di noi possa avere... quando sono stata male e in profonda crisi, lei non ha potuto fare nulla per aiutarmi "concretamente", non poteva agire o fare una scelta al posto mio o di altri, non poteva evitare che soffrissi. eppure senza di lei sarei sprofondata nella solitudine nera, nella depressione, nella sofferenza, mentre lei ha saputo "tenermi a galla". lei era sempre là, a tenermi metaforicamente per mano, e anche in silenzio, ha saputo aiutarmi. è la sua comprensione, la sua partecipazione al mio dolore, la sua pazienza nell'ascoltarmi ancora ancora e ancora sugli stessi argomenti, il suo interesse per me, in una parola la sua presenza costante al mio fianco. certo, mi dava il suo parere, i suoi consigli, la sua "razionalità", quella che a me mancava in certi momenti, ma quello che veramente mi ha tenuto in piedi è stato il suo profondo e grande affetto nei miei confronti, che mi ha dimostrato standomi sempre e comunque vicina. :)