giovedì 27 gennaio 2011

L'ho scritto io? Davvero?

Ma non lo so neppure io cosa mi piglia.

Dopo tanto tempo che stai male con te stesso cominci anche a scordarti perchè stai male, a non sapere più di cosa hai bisogno, cominci a perdere cognizione del fatto che un tempo stavi bene e non ti mancava nulla. Getting used. Ti abitui a star male, sei assuefatto, perchè non hai altro che lo star male.

E hai voglia a piangere, disperarti, puoi strapparti i capelli e urlare al mondo che no, non dovrebbe funzionare così, che ti aspettavi qualcosa di diverso, che quando hai firmato il contratto per vivere questa vita del cazzo le clausole erano altre... potrei continuare per ore con le metafore (quando sto male le metafore mi riescono decisamente bene). Se non riesci a capire la radice dei tuoi errori, dato che quando si sta male la colpa è quasi sempre di se stessi, se ti sei scordato cos'è che non ti va nella vita, non rimedierai mai. Ti ritroverai ad avere un problema che non conosci, ne' tantomeno hai idea di come uscirne.



In pratica, comincio a pensare che l'unica cosa che mi potrebbe salvare è una mano dall'esterno. Se navighi in mare aperto al buio e non sai dove andare, e sai che non resisteresti al freddo della notte, l'unica cosa che ti può salvare è un faro. Qualcosa che mi indichi la via. Perchè io, chiamatemi cieco, ma sta via non l'ho ancora trovata.

Lorenzo




Data: 16 marzo 2008. Ogni volta che lo leggo, ve lo giuro, mi vengono i brividi.

Non sono in un periodo felice attualmente. E' un periodo complesso, di cambiamenti, positivo ma senza spunti di grande felicità. Per nulla noioso, quanto meno. Eppure... galleggio insomma. Quel 16 marzo 2008 invece stavo proprio male. Ero confuso, e dalle parole che scrivevo leggo un'amarezza incredibile... era quasi come se stessi cominciando ad arrendermi. A considerare il problema più grosso di me, a vederlo irrisolvibile. Che è l'atteggiamento sbagliato quando vuoi affrontare un problema... i problemi vanno presi di petto e dominati, non si devono sottovalutare ma non se ne deve aver paura. In quel momento io il dolore l'avevo accettato, mi ero fatto dominare. Il 2008 praticamente l'ho perso tutto a piangermi addosso, anche se non ho più scritto post così negativi.

Eppure in un certo modo quello che leggo in quel post mi inorgoglisce. Proprio perché oggi non riesco neppure a capire il dolore che provavo... quel dolore alla fine mi ha rafforzato, mi ha fatto uscire più duro e coriaceo di prima. Quel dolore è l'arma con cui combatto oggi: la consapevolezza che sono andato terribilmente giu e che, pian piano, ho cominciato a risalire. Non vedo ancora la luce, ma comincio a sentire l'odore di aria pulita dell'esterno. E devo sfruttare la rincorsa che ho... e non sentirmi troppo soddisfatto, non sedermi sui miei miglioramenti. Migliorare, migliorare, migliorare. Cambiare, modificarmi ancora, rendermi più bello (non fisicamente, per quello sticazzi!) e più forte ancora. Sempre avere come obiettivo il migliorarmi. Perché si sale lentamente ma si scende velocemente, e devo ricordarmene.



Lorenzo

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